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Typesetter's day PDF Stampa E-mail
Scritto da Maria Luisa   
martedì 20 marzo 2007
Typesetter - her day Eccomi di nuovo per terminare il reportage dell'incontro di lunedì, nella libreria Equilibri.

Ho intitolato l'articolo Typesetter's day perchè, in effetti, la persona che è stata il centro dell'attenzione da parte delle "caratesi" è sicuramente lei.

Devo dire, ad onor del vero, c'è stata una critica, una sola, mossa da Lina, che è di natura molto pratica, ed è il "bastian contrario" delle situazioni, in senso buono, naturalmente, il nostro santommaso.

Si discuteva sul fatto se è meglio "la pratica della grammatica". Silvia è nata come knitter autodidatta, ha imparato molto su internet, leggendo.

Lina è convinta che valga più una buona esperienza di tante cose lette (e dire che anche lei legge molto).


Riportava l'esempio di sua mamma, la zia Maria, quella che sapeva fare calzini ed il  risotto giallo più buono che abbia mai mangiato, che ha imparato per necessità a fare la  maglia, con due bimbi da vestire, mentre lo zio era deportato in Germania.

Praticamente da autodidatta, come tutorial la madre o chi per lei, se non il cortile.

Ecco, il cortile era un mondo a sè stante, una enclave, dove però entravano tante realtà diverse, di quotidianità, di modi di eseguire i lavori, dove si trovavano risposte differenti a problemi di vita e di lavoro.

Il tutto paragonabile ad un blog attuale. Però in una forma di comunicazione "reale", immediata. Meditata, magari, come succede a chi scrive qui.

Per tornare all'antico quesito, se è meglio "la pratica della grammatica", secondo me, come in tutte le cose c'è l'aurea mediocritas di oraziana memoria, la giusta via di mezzo, nè troppo tecnicismo, nè troppa improvvisazione.

Lina è rimasta del suo parere, ma lei è così, meglio la pratica.

Un altro problema che ho sollevato e che ho affrontato con Silvia è la (mia) difficoltà di interpretazione dei patterns in lingua inglese (devo dire che a Psicologia ho preso 28 in inglese scientifico, nonostante fosse una lingua che non avevo mai studiato, e nonostante si dovesse rispondere (in italiano, ecco perchè il 28!) a quesiti in inglese riguardanti il comportamento condizionato di una povera scimmietta chiusa in gabbia con un elettrodo impiantato nel cervello.

Già l'inglese mi stava ostico, figuriamoci poi, per un'animalista come me, studiarlo, vedendo quelle figure!).

Ritornando a noi... Non so e non voglio sapere l'inglese, conosco il francese, il greco antico ed il latino (ma che me ne faccio, di questi due sarcofagi, nel mondo della maglia, se non ricercare manoscritti che parlano di tale "hobby" a quei tempi...), quindi  Typesetter mi ha dato indicazioni per il mondo del knitting in francese (anzi, Silvia,ricordameli, grazie!).

Altro problema. Modelli da far scaricare dal sito. Quelli che domandate continuamente. Silvia mi ha consigliato di chiedere il permesso di pubblicazione di alcuni modelli a chi di dovere, cioè a chi li edita, per evitare grane di copyright.

Altra questione affrontata, la nascita di questi luoghi d'incontro dove sferruzzare. Silvia faceva notare che in una città, come ad esmpio MIlano, chi fa la maglia di solito, è chiusa nella sua casa, da sola.

Carmela giustamente ha osservato che ad Unfilodi, la situazione è differente. Da noi ogni giorno ci si ritrova a lavorare in compagnia. Ma noi siamo una realtà privilegiata. Non facciamo testo. La solitudine è dilagante, nelle città.

Beh, il pomeriggio è stato fruttuoso, è passato allegramente, il livello di decibel sopportabile, a detta di mio figlio, che si è messo a leggere un libro, mentre nel mio spazio quotidiano raggiunge soglie da inquinamento acustico...

Etta ha iniziato a fare i calzini, ma non avevo il gioco di ferri n° 3 (la paura di non aver portato tutto l'occorrente, fa dimenticare ciò che occorre), e col gioco di ferri n°5 il lavoro veniva una schifezza. Riproverà coi ferri giusti. Grazia ha chiesto informazioni sui corsi, e sabato, probabilmente, inizia quello con Carmela, che si è portata a casa la fotocopia dei calzini gentilmente tradotta dall'inglese da Silvia. Vediamo se me li fa.

Raffa entusiasta, ma lei non fa testo, è facilmente entusiasmabile per gli avvenimenti culturali, e così lo voglio definire, il nostro incontro.

Fabiana mi ha telefonato, dopo poco tempo, mentre ero ancora in macchina, anche lei contenta, come Marina, e mi ha chiesto come mi era parso l'incontro, perchè ne vogliono organizzare altri. Bello, interessante. Ma ero proprio distrutta, la sera, per parlarne.

Ecco, ne ho parlato ora, e metto la riflessione che ho fatto a caldo, la notte seguente, troppo stanca per dormire. La troverete in Percorso.


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Commenti (2)
1. 21-03-2007 16:36
Mumble
Per quanto riguarda il francese, sicuramente ti ho indirizzata a Garnstudios, che da qualche tmepo ha iniziato a tradurre i patrons anche in Francese. Oltretutto, se confronti quelli tradotti in francese con la controparte inglese, anache con una consocenza limitata della lingua dovresti imparare quanto basta per leggere i pattern anglofoni. Poi ci sono i modéles di Tricotin: molti sono Adriafil, ma poi ci sono bergére de France, Lion Brand (innocui a dirne bene), traduzioni da Knitty e modelli originali. Poi ci sono quelli di Magic-maison
Ma soprattutto, guardati in giro sui blog in francese perché è sui blog che Sue ed io abbiamo trovato un sacco di cose interssanti. 
Ah,  quel modo di mostrare le cose quasi abbracciando da dietro l'ho imparato dal mio amico Franco quando mi insegnava cose sul piccì (quello senza falcione e martellone ma con il processore).
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2. 24-03-2007 11:22
Senza connessione
Sono rimasta bloccata, con il computer del negozio prima  (Alice non ti aiuta per un cavolo, accidenti!), poi anche col portatile. La rivolta informatica. 
Quindi non scrivo e non entro più nel mio sito -e negli altri- da martedì sera. 
Mi sono sentita isolata. 
Ringrazio Alice, non quella sopracitata, ma Typesetter, che mi ha mandato le indicazioni dei siti in francese, e posso farlo solo ora, visto che i lavori sulla mia linea sono terminati oggi "con successo" -spero.  Del computer 'rciupà, niente da fare. Era nuovo di pacca.  
Mi sa che è stato un "pacco" della Telecom (200€ al bimestre, con la bolletta), "pacchetto" di Alice, figlio di nessuno. Ovvero, HP non ne sa niente, il 191 nemmeno. 
Ora ho un computer da buttare, benchè in garanzia...
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