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Le Corriere di Corinto PDF Stampa E-mail
Scritto da Wendy   
martedì 20 marzo 2007
Corriera in Nicaragua A proposito di corriere.

Anni fa mi trovavo a Corinto di Nicaragua, un porto piccolo sul Pacifico, strade sterrate e tante donne che camminano con grandi ceste in equilibrio in testa, dondolandosi dolcemente.

Nella piazza centrale ogni tanto passava una corriera. Avete in mente quei vivaci e coloriti mezzi di trasporto che abbiamo visto nei film di Sergio Leone?

Ecco, così erano le corriere di Corinto.

La gente non saliva, si buttava all'arrembaggio, tirandosi dietro di tutto: un bambino al collo, galline due a due per mano, anche una capretta mi sono trovata in quel trambusto, dove spingersi era normale, nessuno brontolava, si cercava solo di sistemarsi.

Nel parapiglia, qualcuno trovava anche il tempo di... tastare il sedere, specie di una signora straniera. Che soddisfazione!

Non so come reggesse il pianale, ma, tant'è, a un certo punto si parte.

Gli uomini aggrappati a grappolo alle porte, no, porte non ce n'erano, ai tubi laterali che un tempo erano gli infissi delle porte, quando c'era il segnale di partenza, giù tutti a spingere la corriera finchè il motore si avviava e poi su di corsa e si andava.

Tra gli schiamazzi delle galline, i pianti dei bambini, il belare della capretta, si arrivava a una fermata.

Il rimescolio dello scendere di qualcuno e di chi osava salire era una cosa che ancora mi stupisce -e gli uomini, ovviamente, tutti giù, pronti alla nuova spinta-.

Non mi sono divertita mai così tanto.

Capolinea Chinandega...  La piazza, il mercatino di frutta e verdura, qualche manufatto che ancora mi ricorda quell'avventura gioiosa, la cattedrale dalla facciata imponente in stile coloniale spagnolo, il solito brulichìo variopinto.

Il ritorno, un'incognita. Non c'era un orario fisso per la corriera, forse verso sera, quando la richiesta era tale da riempirla.

Che si fa? Ecco spuntare l'imprevisto: un signore che si offre come taxista, e il taxi dov'è?

Ecco, il taxi è in garage, cioè in un certo punto in un vicolo dietro la piazza: solo che manca la benzina, va bene, si paga il pieno, e poi ci sarebbe... ecco, manca il motorino d'avviamento, c'è un posto dove si può recuperare, un po' di tempo.

A Corinto il tempo non conta, non c'è fretta, si fa, basta aver pazienza.

Pazienza. Ho avuto così agio di vedere tranquillamente tutto, la piazza, il mercatino sempre lo stesso, l'allegria della gente, rivedere le bancarelle fatte di ceste sovrapposte e aspettare due o tre ore, e l'automezzo si è materializzato pronto a partire.

I seggiolini mancavano di supporto morbido, considerato un optional, la portiera dovevo tenerla chiusa con la mano stretta sulla maniglia, ma alla fine si è persino arrivati a Corinto.

Strada facendo l'autista ha raccontato la sua storia, c'era tutto il tempo per ascoltare una vita intera: era greco, ex marinaio, una sbornia gli ha fatto perdere la nave, ha trovato l'amore e così è rimasto.

E' vero che solo qualche straniero prende il taxi, e chiamiamolo taxi, ma qui il clima è buono, la gente è buona, la vita costa poco -e poi basta accontentarsi-.

C'è da pagare anche il ritorno a Chinandega: del resto non si paga anche a Fiumicino o a Linate e Malpensa?

Ritorni anonimi: vuoi mettere ascoltare la vita di un uomo sobbalzando su buche incredibili?

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