Scritto da Maria Luisa
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mercoledì 16 aprile 2008 |
www.maxsworld.co.uk
Sottotitolo: Il mondo di Max (un futuro non troppo distante)
Tra le mie clienti online c'è Max, londinese.
Il suo mondo in un certo senso è simile al mio, o meglio entrambi gravitiamo, di riflesso o meno, attorno a mondi uguali: lana/maglia e musica punk (per quanto mi riguarda la prima associazione è deducibile dal fatto di essere qui, a scrivere sul mio sito, che si occupa di maglia e di essere fisicamente nel mio negozio di lana, la seconda è dovuta al fatto di avere questo figlio).
Max fa dei lavori straordinari. Guardate questo suo video, (uno tra i tanti realizzati, guardateli tutti, sono fantastici) con i pupazzi in lana knittati ed animati da lei, per accompagnare la musica dei Not-too distant future, in cui una forza comunicativa magistrale viene data alla lana, che prende vita in questi personaggi tra la musica punk.
La Knitimation, termine coniato da Max, ci apre la prospettiva di un modo nuovo di utilizzare la maglia e la lana in chiave artistica.
I Am Ahab, di Max Alexander
Stop motion animation with knitting, 4'
This is a music video for I Am Ahab by Not-Too-Distant-Future
Oltre che metafora della vita quotidiana, il video evoca Moby Dick di
Melville, il Pinocchio di Collodi (la balena che ingoia il
burattinosenzafili-uomo), l'Ulisse di Omero (nella sirena.miraggio che attrae - e che qui si trasforma in una pantegana, allegoria di una vita di stenti-) e di Joyce (l'uomo in perenne ricerca della
sua identità). Il tutto in chiave ironica.
Il protagonista, dopo una lite furibonda con la sua donna, davanti ad una tavola -di merino- spoglia e ai piatti vuoti -forse fatti con l' alpaca
worsted- sopraffatti e disperati per l'indigenza (dico io, per la fame) scacciato da lei, si rifugia su di
una spiaggia e si taglia una gamba (bellissima la scena del sangue-lana
sport rossa che sgorga dalla ferita).
Invece di lasciarsi morire, sceglie di diventare capitan Ahab -I am Ahab- e affronta il mare con una barca di lana marrone.
Una pantegana (al posto della Fata Turchina) lo segue nel suo viaggio
in un mare tormentato di lana bouclé, e affonda (sconfitto anche qui,
oltre che nella vita) tra pesci di lana corallina.
Non trova la Balena Bianca, sogno che c'è dentro di noi, del qualcosa che vorremmo ma non sappiamo cos'è,
ma una balena grigia e nera -in effetti sembra un'orca-, che lo
inghiotte. Nella pancia del cetaceo trova (anzichè Geppetto) Jonah (personaggio biblico, richiamo ironico alla voce narrante di Moby Dick che chiedeva di essere chiamato Ismaele, altro personaggio biblico) che lo scaccia da qui.
Si salva tra i flutti e con lui la pantegana marrone -che però dura ancora per poco-. L'ex
capitan Ahab ritorna da dov'era partito, dalla sua
donna-sirena, con un trofeo, la pantegana morta (non ci è dato
sapere come).
Si cibano del ratto -forse fatto all'uncinetto- finalmente qualcosa in tavola, in fondo l'ex-Ahab
cercava solo questo, non se stesso nè elucubrazioni sul senso della
vita, nè la Balena Bianca, niente dietrologie, solo
qualcosa da mangiare. E i due vissero felici e contenti.
In un futuro non troppo distante, fino al prossimo pasto.
Una domanda sorge spontanea. Tutto 'sto casino per trovare -e mangiare- una cosa che era da subito sottomano?
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