Era tanto tempo che non scrivevo. O meglio, ho tanti articoli fermi in
amministrazione, non pubblicati, perchè incompleti, o da revisionare o
perchè non mi piacciono più. Almeno una decina.
Uno di questi, addirittura, ha già "l'icona" sul
lato sinistro, un cuore-trolley -creazione dell'admin-. Anzi, sapete cosa faccio? La tolgo da
là e la metto di qua, tanto l'articolo parla delle stesse ragioni. Quelle del cuore.
Le ragioni che mi spingono a stare lontana da qui (il mio cuore ha
bisogno di vacanza e di riposo e la valigia metaforica è in tema). Le ragioni che
aprono questo mio.
Era tanto tempo anche che non raccontavo una storia e che non ne ascoltavo una degna di essere ricordata e riportata..
La storia l'ho sentita nel caldo pomeriggio di ieri, passato nel
dolce-amaro far niente, è stata una ventata di fresco e di pensieri.
Era in inglese coi sottotitoli in italiano. Mi è piaciuta e ve la
riporto a braccio, come me la ricordo, con le aggiunte o dimenticanze,
che sono lo specchio dell'inconscio e della libera interpretazione.
C'era una volta un ventilatore, sì, avete capito bene, un ventilatore,
di quelli con quattro pale, tre luci a forma di corolla, a soffitto.
Tre velocità, piano, medio, forte... Gentlty, middle, heavy...
N.b. ho tradotto questi tre termini con un dizionario trovato su Google. Li ho sentiti svariate volte durante la narrazione, ma non ci giurerei che siano quelli esatti, per definire le tre velocità del ventilatore -che sono anche quelle del cuore-. Li ho scelti perchè evocano anche stati d'animo -heavy, oltre che forte vuol dire malinconico, gently oltre che piano significa dolcemente- . Li ho scelti col cuore, tanto per stare in tema...
Dicevo... Questo ventilatore era sul soffitto di una stanza della casa di
un'anziana signora, che lo fece installare per avere un po' di frescura
nei caldi pomeriggi estivi.
Il ventilatore si sentiva molto solo durante il periodo che non veniva acceso. Dalla finestra della stanza vedeva gli uccellini volare, gli
aerei passare, cercava di farlo anche lui -in fondo le pale possono
servire anche a questo- ma con tutti gli sforzi facesse, non riusciva a
staccarsi dal soffitto.
Un giorno la vecchina comprò una piantina e la mise sotto il ventilatore, sul tavolino al centro della stanza.
Il ventilatore si innamorò subito di lei, che invece faceva la
sostenuta, non lo degnava di uno sguardo, mentre lui muoveva le sue
pale gentlty, middle, heavy....E
faceva giochi di luci, con le sue tre lampadine così spettacolari che
la piantina non potè non accorgersi di lui. E l'amore fu ricambiato.
Tra i due non poteva esserci contatto, la piantina era piccola e il ventilatore troppo in alto. Lui poteva accarezzarla gently,
fare per lei giochi di luce e colore, ma neppure un bacio. Lei, per
ricambiare l'amore, fece nascere tra le sue foglie un fiore,
un'esplosione di colori, proprio come le luci che lui ogni giorno le
donava.
Intanto il tempo passava e la vecchina cominciò a dimenticarsi le cose, non
entrava più così spesso nella stanza, non accendeva il ventilatore,
ormai pieno di ragnatele e di polvere, non annaffiava la pianta e passò
in breve tempo dal bastone, al treppiede, alla sedia a rotelle, al
letto, alla morte.
Senza acqua la piantina rinsecchiva, la luce filtrava dalla finestra, ma non bastava certo quella a tenerla in vita.
Un lampo, una notte, scosse dal dolore e dal tormento il ventilatore,
che vedeva il suo amore morire, senza che lui potesse far niente.
Un fulmine e poi uno scroscio d'acqua... L'acqua. Ciò che occorreva per non fare morire la sua dolce piantina.
Con tutta la forza che aveva (la forza del cuore) cominciò a far girare le sue pale impolverate gentlty, middle, heavy... Sempre
più forte, sempre più forte, così forte da far cadere i calcinacci dal
soffitto, così forte da bucare il soffitto e volare, finalmente, verso
il cielo, in alto, dove avrebbe voluto volare, un tempo, per ricadere a
terra in mille pezzi.
L'acqua entrò dal buco del soffitto, la piantina stremata ed assetata
beveva con la sua boccuccia verde protesa al cielo, ed in turbinio di
luci e vento e polline e petali la piantina sradicata si alzò in volo e
cadde sul terreno, a pochi metri da dove si era sfracellato il suo
amore.
Nel frattempo nella casa fervevano i lavori della nuova famiglia, che aveva preso il posto della vecchina.
Un bimbo vide la piantina malconcia (ma viva) e la piantò in giardino.
La piantina crebbe ed ogni anno regalava dei fiori a quattro petali, che si muovevano al vento e che facevano dai tre pistilli giochi di luce così spettacolari che, per poterli vedere, venivano persone da ogni
parte del circondario...
Morale della favola. Mi viene da dire, và dove ti porta il cuore, ma
ruberei il déjà vu della Tamaro (che non amo in modo particolare).
Direi, la forza del cuore è immane.
E' la prima cosa che si impara del cuore. Che si riposa solo tra un battito e l'altro.
E' lui che ci tiene in vita, che
soffre, gioisce, il dolore, la gioia, la paura la senti lì. Il cervello
elabora, è "calcolatore", il cuore segue altre vie, altre ragioni
-quelle del cuore, appunto-.
Il cuore spesso non si ascolta, o si segue troppo quello che ci impone.
Il cuore non ammette compromessi e se li accetta lo fa a malincuore.
Il cuore lo si dà completamente ad una causa, ad una persona. Il cuore
spesso soccombe alla nostra testardaggine o al nostro impegno.
Le ragioni del cuore sono ingovernabili, anche se a volte vengono messe
a tacere. Ma quando si ascoltano, portano sconquasso nella nostra vita,
sono così forti da sradicare soffitti e radici, portano il cielo in una
stanza, E gioie e dolori.
Per seguire il cuore si fanno cose impensabili, si attraversano pericoli e si superano mille ostacoli.
Il cuore è irragionevole, segue le sue imperscrutabili vie,
il cuore sa battere all'impazzata, ma può smettere di farlo per seguire
le sue ragioni, perchè al cuore non si comanda.
Gentlty, middle, heavy... Off.
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