...scusate, perchè spesso viene usato il diminutivo?
E' la prima domanda che mi sono fatta ieri, quando mi sono trovata vis-à-vis con una di loro.
Gli antefatti: Beatrice vorrebbe fare un piccolo allevamento di questi camelidi, simpatici e curiosi, un po' troppo (per i miei gusti e la mia altezza) alti. Buffi, sicuramente... E con grandi occhi che ti scrutano...
Mi ha chiesto temporanea ospitalità per pochi esemplari (due al massimo, uno non si può, morirebbe di solitudine, sono animali abituati a stare in allegra compagnia) nel giardino della Knit-House.
Naturalmente, subito ho detto di sì...
Ieri mi sono concessa una gita vicino a Fornovo (Parma), insieme a Carlo e a Beatrice, per visitare un allevamento di alpaca.
E così eccomi davanti ad un ciuffo color cammello. Ma è forse un cammello (ma non ha le gobbe), mi sono chiesta, o un lama?
Non mi aspettavo che fossero così alte (accidenti a chi dice
"alpachine"), il primo impatto è stato un po' scioccante, anche perchè
nell'allevamento i maschi sono divisi dalle femmine, ed il primo recinto
che si trova è proprio il loro, che sono parecchio dispiaciuti di avere
questa divisione.
In particolare uno, che non ha mai avuto il piacere di incontrare una
compagna, se non attraverso la rete, perchè si dice che è brutto (in
effetti, a me sembra molto carino, se solo non avesse i dentoni
dell'arcata inferiore un po' troppo sporgenti ed una voglia repressa,
non tanto nascosta).
I maschi, tutti, sembrano pensare solo a quella cosa, andare nel recinto
contiguo, forse perchè inaccessibile, metafora dell'universo maschile
umano.
Una ragazza del posto dice che è meglio non entrare tra loro se si ha il
ciclo... Una bella premessa, e ringraziando il cielo per la menopausa,
si può passare tranquillamente.
Beh, mica tanto, visto che il ciuffo bianco e nero, quello votato alla
castità, ci sta provando con uno del suo genere (e secondo me, è
riuscito pure a farla in barba a tutti e a scavalcare nottetempo il
recinto, visto che c'è un piccino, nella "nursery" che gli assomiglia
tanto)...
E che quando ci avviciniamo al cancello, per entrare tra le femmine, tutti i maschi si proiettano verso quel pertugio...
Le femmine sono molto più mansuete e tranquille, molto curiose, alcune
timide. Una in particolare, appena svezzata, piange, con un flebile
belato, timorosa, viene rassicurata dal proprietario e riprende fiducia,
mangiando dalle mani di Beatrice. Una mamma sta allattando i piccoli,
che tra poco saranno, ahimè, svezzati.
Nel recinto dello svezzamento, dove i piccini vengono messi senza la
mamma e dove piangono per circa un mese -poi tanto gli passa!- non c'è
nessuno. Emmenomale!
Queste recinzioni mi fanno stare male. Forse è per questo che non vedo
di buon occhio gli allevamenti (e che mi ritrovo con trenta e più
gatti...).
Non dico che gli animali siano tenuti male, no, qui è tutto pulito e le
alpache sono ben nutrite ed hanno un bel mantello, chi bruno, chi
cammello, chi grigio, chi panna...
E' proprio lo spirito dell'allevamento che non accetto, la mano
dell'uomo sulla natura, questi steccati, la razza pura, la bellezza ad
ogni costo. Decidere chi deve fare o non fare ciò che è naturale che
sia.
Eppure in questa imbragatura (delirio di onnipotenza?) ci sono dentro anch'io spesso, quando ad
esempio, decido di castrare o sterilizare un gatto, o curarlo fino
all'accanimento terapeutico.
Ecco, dopo questa giornata, divertente ed istruttiva (l'allevatore ci ha
pure mostrato un video ed i prodotti della tosatura, fino al tessuto,
perchè a loro interessa soprattutto quello), ho respinto la proposta di
Beatrice. Se dev'essere allevamento, lontano dai miei occhi.
Se si vogliono tenere le alpach(in)e libere di crescere e moltiplicarsi e
di stare con la mamma, il che vorrebbe dire, vista la propensione dei
maschi all'accoppiamento, avere alpache anche dentro la Knit-House e non
solo gomitolate, ci potrei pure stare.
Ma, c'è un ma che viene in mio aiuto, a distogliermi dall'idea balzana
di comprare proprio quel maschio costretto alla castità, una dolce
compagna (quella che ha "peccato" con lui) ed il piccino che tanto gli
somiglia... L'erba che cresce da noi, in Brianza, è quella medica, il
trifoglio, per intenderci e le alpache non si nutrono di tale erba, è
dannosa per loro. Inoltre il terreno di Carate non è brullo, come quello
del luogo dove siamo andati ieri, sassoso e collinare...
Oltre a ciò, una domanda è d'obbligo, la stessa che mi feci tempo fa quando a Solda vidi gli yak che Messner portò lì dall'Himalaya...
Non è meglio lasciare gli animali dove sono nati, nel loro habitat naturale?
Vorrei parlarne con voi, prima di cercare un terreno vicino a Montevecchia ...
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