Dolce vendemmia, © Tiziana Marra
Nessuno sa niente, tranne Emma Fassio, naturalmente, visto che sarà lei a tenere il WorkShop *in Worsted*, del pattern proposto sabato 19 novembre p.v. in Knit-House...
Le ho solo fornito la lana, scegliendola tra le più belle worsted di Unfilodi -se scrivi "worsted" in "CercaShopping", nell' home page, in alto a sinistra qui a fianco dell'articolo, le vedi tutte-, Malabrigo Rios e Madelinetosh Tosh Merino nei colori dell'uva. Emma le ha trasformate in un pattern "frizzante", che "stapperemo" insieme durante il WorkShop in Worsted.
Ed il WorkShop *in Worsted* sarà proprio dedicato al vino novello, quello che si gusta in questa stagione, con gli auspici che anche questa sia un'ottima annata.
Tanto tempo fa -ero bambina- possedevamo un piccolo vigneto (anche in Brianza si fa il vino).
Quand'era il tempo della vendemmia, venivano amici da ogni parte ad
aiutarci a raccogliere l'uva e tra le viti c'era un brulichìo di bambini
e di persone con cappello, forbici, guanti.
Che profumo di uva, la si raccoglieva nei grandi cesti di vimini e poi,
finita la vendemmia, si faceva un grande banchetto propiziatorio per il
vino che ne sarebbe uscito. E si beveva quello dell'annata passata.
Poco, ma buono, diceva il mio papà.
L'uva raccolta, poi, era affidata ad un esperto, il signor Luigi (non a caso, penso, era detto Ul Baraccul, soprannome dialettale che io associavo alla barrique), che, in un "rituale" prestabilito, trasformava gli acini in vino.
La prima annata fu concesso a noi bambini di entrare a piedi nudi nei tini per pigiare l'uva.
Questo è uno dei ricordi più belli di quando ero piccola... Una
sensazione indescrivibile sotto ai piedi, che erano irrimediabilmente
tinti di rosso, un senso di libertà, è questo che mi ricordo, unito a
quello di mistero quando il mosto veniva chiuso poi a fermentare nelle
botti di legno.
Un aria di mistero, simile a quella che si respirava nelle Sacrestie di un tempo.
Non si poteva entrare nella cantina. Tutto doveva restare chiuso e al
buio, si raccontavano storie di morte se qualcuno avesse valicato quella
porta...
I tempi del vino e della natura sono lunghi e vanno rispettati, come le
lune. Tutto sembra camminare a rilento, se paragonato ai ritmi nostri.
Ma occorre adattarsi. E avere pazienza.
E allora si aspettava, finchè arrivava il signor Luigi con una canna di plastica. Il momento della verità era arrivato. L'è bun, è buono, diceva.
Allora, ecco le bottiglie pronte tutte in fila e che bello vederlo
seduto vicino alle botti, come un mungitore di mucche, ogni volta ad
aspirare prima di mettere la canna in una nuova bottiglia. Ma l'era ul so mestè e non si ubriacava mica.
La cantina veniva finalmente aperta e usciva odore di sughero e di vino.
Vino senza pretese, che poi sarebbe passato su allegre tavolate
autunnali e che anche a noi bambini era concesso bere (poco, neh!).
A noi sì che bastavano pochi sorsi e la testa girava girava e si rideva come matti.
Ecco, è a quel vino, poco, ma buono, mistero della fermentazione, che voglio dedicare il WorkShop *in Worsted* di sabato 19 novembre.
Dimenticavo, ormai la tavolata è strapiena! Le iscrizioni per l'evento sono chiuse.
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