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La prua sotto quell'onda PDF Stampa E-mail
Scritto da Wendy   
martedì 23 gennaio 2007
la prua sotto quell'ondaDi problemi a bordo ce n'erano ogni giorno e c'era una piccolo comandante italiano.

Il comandante di una nave lo si immagina sempre un omone alto, barbuto, col cappello d'ordinanza in testa: a questo, invece, il cappello con tanto di gradi dorati l'aveva strappato con volteggi bizzarri un bel colpo di vento.

Ed i marinai di turno e lui stesso si erano affacciati increduli dalla murata, domandandosi con gli occhi, solo con gli occhi perchè muti dallo stupore, cosa fare, finchè una risata del suddetto espropriato aveva risolto la situazione.

"... Anche il cappello aveva voglia di riprendersi la sua libertà, e allora lasciamolo andare..."


Un'allegria generale aveva preso tutti, un passaparola immediato aveva informato fino all'ultimo macchinista, giù nel profondo della sala macchine, dell'accaduto, ed il viaggio è proseguito senza intoppi.

Chissà, forse qualcuno l'avrà preso come un messaggio scaramantico, si sa quanto sono superstiziosi i marinai.

Quell'italiano che tutti in un primo tempo guardavano con, non dico diffidenza, ma, insomma, specialmente gli ufficiali polacchi e slavi -loro venivano da una preparazione militare-, diciamola tutta, gli italiani gli  erano poco considerati. In cuor loro, sono sicura, si saran detti "mettiamolo alla prova".

Navigando insieme a stretto contatto, su una nave da carico è proprio così, a stretto contatto, ad ognuno la sua cabina, sala pranzo per ufficiali, sala pranzo per equipaggio; il ponte di comando con gli strumenti per la navigazione, la sala nautica con le carte nautiche su cui segnare la rotta, compasso, righe e binocoli e sestante per fare il punto nave (oh, parlo di 20 anni fa, non del paleolitico).

Fare il punto, a mezzogiorno, cercare il sole, studiare le tabelle per sapere dove ci si trova anche in mezzo ad una tempesta; dio, quella volta che sembrava proprio che fosse finita. In silenzio assoluto, abbarbicati ai maniglioni, col cuore che ti saltava in bocca ogni volta che vedevi la prua scomparire sotto quell'onda di cui non vedevi la profondità, "si risolleverà?" ti domandavi, minuti infiniti ed il sollievo di rivederla rispuntare, quella benedetta prua, era come uscire a riveder la luce.

Dante, come ti ho capito in quei momenti: anche noi uscivamo dall'inferno.


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