Knitter di tutto il modo unitevi [Fashion] |
Maglia Stampata | |||||||
Scritto da Maria Luisa | |||||||
sabato 15 settembre 2007 | |||||||
Knitter di tutto il modo unitevi
di Chiara Modini Fashion il settimanale italiano della moda - 06.07.07 A Firenze il primo Knit-Out italiano Si terrà alla Stazione Leopolda di Firenze il primo raduno di knitter italiano - intanto anche nelle nostre città si diffondono i knit café - e la nuova tendenza è il "knittivism" - neologismo che sta per knit activism Sferruzzare, anzi "to knit" come suona (meglio) in inglese, sta tornando molto di moda da Los Angeles a Tokyo, passando per Londra. E ora la knitting-mania arriva anche in Italia. Il merito è soprattutto di un gruppo di docenti e studenti della Naba, che ha saputo intercettare questa voglia di gomitoli, ferri e uncinetti: "Abbiamo cominciato con un progetto sulla maglia fatta a mano - raccontano sul loro sito www.do-knit-yourself.com - ma le cose sono 'precipitate' e si è innescato un meccanismo più interessante del corso da cui siamo partiti". La ricerca, sviluppata dalla Naba attraverso laboratori di progettazione tenuti da Nicoletta Morozzi e Lorenza Branzi, ha risvegliato l'attenzione della Triennale di Milano, che ha dato il suo patrocinio all'operazione, e di Pitti Immagine che, sempre pronto a cogliere lo spirito dei tempi, dal 4 al 7 luglio organizza non solo un'esposizione di questi lavori durante Pitti Immagine Filati, ma si fa addirittura promotore del primo knit-out italiano, un raduno di knitter, alla Stazione Leopolda: vi partecipano privati cittadini che lavorano a maglia, all'uncinetto o ricamano ma anche artisti con installazioni in tema. Alla performance fiorentina contribuiscono anche i primi knit café italiani: un'esperienza già consolidata in molti Paesi, ma che in Italia comincia solo ora a diffondersi. Si tratta di luoghi - negozi, bar, ristoranti, club, wellness center, atelier, librerie - dove incontrarsi per fare la maglia, chiacchierare e magari bersi anche un cappuccino. Grazie al sito www.do-knit-yourself.com sta nascendo un vero e proprio network: in una apposita web page sono, infatti, a disposizione tutte le indicazioni degli appuntamenti e le sedi degli incontri nelle varie città. Ci vediamo al knit-café poi andiamo al knit-out Cliccare per credere: solo a Milano i knit café sono già una decina, dal Coffee Design della Triennale allo Spazio Rossana Orlandi. Persino al salone Modaprima è stata dedicata un'area del Milano Convention Center ai fan del tricotage, con gli studenti della Naba pronti ad accoglierli e ad elargire consigli. A Firenze gli indirizzi già attivi sono i Lungarno Hotels, la libreria Melbookstore, il centro wellness Klab, il ristorante Nana Muta, gli atelier Quelle Tre e Essère. Chi abita in una zona ancora non "coperta", troverà sul sito il materiale (locandine etc.) per organizzare gli incontri nella propria città. Ci sono inoltre un blog, link e indirizzi utili e una sezione per spedire le foto dei propri lavori: non è detto che non vengano selezionati ed esposti al knit-out fiorentino. Qui verrà presentato anche l'"Abito infinito" che prenderà forma e sarà indossato, in una sorta di performance collettiva il 4 luglio, come evento inaugurale di questa prima adunata di "sferruzzatori" provenienti da tutto il mondo. Dagli studi di radio Deejay, La Pina - dj e opinionista, nonché figlia di Nicoletta Morozzi e, a sua volta, grande appassionata del genere - nel corso del programma Pinocchio (in onda dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 19) non perde occasione per fare proselitismo e invita gli ascoltatori attraverso lo slogan "Uniamo le pezze" a inviare quadrati e rettangoli fatti a mano per contribuire alla realizzazione di questa iniziativa che ha tra l'altro uno scopo benefico: un modo per "scaldare" simbolicamente i più bisognosi. Una nuova tendenza: il "knittivism" All'estero questo tipo di iniziative sta dando vita a veri e propri movimenti. Lo chiamano "knittivism", neologismo che sta per knit activism, e indica iniziative volte a sensibilizzare l'opinione pubblica attraverso knitting performance: per esempio ricoprendo con un patchwork fatto a maglia in colore rosa un carrarma-to perprotestare contro la guerra in Iraq, come è successo a Copenhagen, o realizzando ai ferri un "fiume" di telini azzurri cuciti insieme per sostenere Water Aid. Talvolta l'obiettivo è dare più colore alla città utilizzando gli avanzi di gomitoli, come fanno i Knitta americani (www.knittaplease.com) - che ricoprono di teli fatti ai ferri dai pali della luce alle antenne delle automobili - o creare nuove espressioni artistiche. Lo ha dimostrato l'esposizione Radical Lace & Subversive Knitting, appena conclusasi al Museum of Arts & Design di New York (www.madmuseum.org). A Londra, invece, il knitting club Cast Off riunisce fan del tricottage che realizzano ai ferri letteralmente qualsiasi cosa (www.castoff.info, visitarlo per credere), persino un "completely knitted wedding", e cose altrettanto sorprendenti si possono trovare sul libro Knitorama di Rachel Matthews, cofondatrice del gruppo: torte, uova al tegamino, lampade, bicchieri di birra, tutto hand made, con tanto di istruzione per realizzarli. Londra è un po' la capitale europea del tricotage. Qui si trovano due dei negozi più forniti al mondo per appassionati di maglia: I Knit London (www.iknit. org.uk), che si autodefinisce "shop & sanctuary for knitters", fondato da un gruppo di amici appassionati di tricot, e il sofisticato Loop (http://loop.gb.com), raffinatissimo paradiso del knitting. A New York, invece, ci sono gli incontri di Stitch'n'Bitch (dal titolo del famoso libro Stitch'n'Bitch: The Knitter's Handbook di Debbie Stoller, direttrice ed editrice di Busi Magazine) e il KnitNewYork. A proposito, l'anno prossimo uscirà il film The Friday Night Knitting Club tratto dall'omonimo romanzo di Kathleen Jacobs e ambientato proprio in un knitting store di Manhattan. La protagonista Julia Roberts, che a sua volta pare non disdegni il tricotage.
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