Cosa c'è di nuovo nell'aria (ovverosia: se non fossi allergica all'angora)
Scritto da Maria Luisa   
martedì 08 settembre 2009
Krizia / dalmata / Crudelia De MonTutto parte da un vestito ritrovato per caso qualche giorno fa in una cesta.

Un abito di Krizia (dei tempi d'oro del prêt-à-porter milanese, metà anni ottanta), di angora bianco, con ramages ("pesanti" rami) di piastrine/one nere, che facevano tanto effetto Crudelia Demon/Carica-dei-101.

Acquistato, portato per una serata speciale e riposto (dove l'ho trovato, più di vent'anni dopo, l'altro giorno) per due motivi: tornai a casa con l'acido lattico nelle braccia, manco avessi fatto sollevamento pesi; mi accorsi di essere allergica all'angora (tutta la sera a toccare gli occhi, cercando di levare i pelucchi e col fazzoletto al naso. Il mio bel trucco e la serata speciale finiti tutti nei Kleenex).

Il primo motivo fu superato. Dopo un giorno ripresi l'uso delle braccia.
Il secondo, ahimè, è un retaggio di quelli crudeli... Avere il pane e non avere i denti... Sono allergica all'angora. E mi piace, mmm, come mi piace...

Perchè tutto questo preambolo? Ora arrivo al dunque...

Ieri gita propedeutica a Milano, i negozi del centro erano tutti aperti, poca gente, forse perchè domenica mattina.
Sono andata alla Rinascente, dove chi ha fretta (ed io ne ho sempre tanta) può fare il punto della situazione-tendenze, per poi approfondire nei negozi monomarca, che lì sono rappresentati con pochi stands.

Mi sono fermata da Liu-jo, marca che amo particolarmente, per i jeans, che sono stupendamente portabili e per i capi in maglia (la cui materia prima è discutibile -come la mia grigia-) che spesso ho acquistato (?!) per prendere spunto (diciamo così...).

E' lì che mi sono detta, se non fossi allergica all'angora... avrei comprato un maglioncino girocollo blu, maniche corte, di angora con gli stessi ramages dell'abito kriziano -ora sono diventati furbi e le placche sono meno pesanti-.

Corsi e ricorsi della storia (G.B. Vico insegna). Corsi e ricorsi della moda. Niente di nuovo nell'aria. Déjà vu.

Avevo già notato, nei primi giorni di apertura della K.H. questa voglia di angora alla Ed Wood, infatti ho venduto parecchia Carezza, oltre al mohair e al Brushed Suri come ripiego (!) per gli allergici come me (sigh)...

Voglia di morbidezza?

No, per passare agli estremi (che nella  Kochoran si toccano, lana abbastanza cruda mischiata all'angora -ed alla seta, scusate se è poco-, infatti l'ho venduta quasi tutta), ho anche visto -e venduto- parecchio tweed di cui ho fatto rifornimento, e anche in questo caso, ho visto preannunciato il ritorno con la vendita della Loden.

E poi molte sciarpe, di tutti i tipi, per scaldare il nero, che è il noncolore dominante di questo inverno.
Nero come gli umori della gente, che sente questo clima di crisi e si lancia nel fai-da-te.

Significativo un fatto, a tal riguardo, che mi ha colpito, che mi ha fatto tastare il polso dell'attuale situazione... Si tratta di capelli e non di lana, ma pur sempre di cheratina sono fatti entrambi!

Compro spesso alla Mondadori, insieme ai giornali di moda e di maglia, una rivista inglese, Hair, dedicata interamente ai capelli, alle tendenze colori, ai tagli.
Di solito viene messa in luce la necessità di un buon taglio ed un colore ben riuscito, come questa o quell'attrice, nei saloni più trend -e più cari- della capitale londinese.

Stavolta, all'interno, ho trovato una raccolta (minimasterclass) per imparare i segreti degli Hair Stylist (guai a chiamarli parrucchieri), come farsi i colpi di sole da sole (con un kit della Garnier, che si trova anche nei nostri supermercati, l'ho visto parecchie volte) o di come tagliarsi la frangia, o come usare lo shampoo secco (per risparmiare anche l'acqua?!).

In questo clima di recessione e di crisi mondiale, il fai-da-te è d'obbligo.
Saper mischiare -su Marie Claire lo chiamano mix & match o fifty-fifty look- (com'è per le spose?) qualcosa di usato con qualcosa di nuovo, (assieme a qualcosa di rosso e qualcosa di blu, calza bene per quest'anno), qualcosa del mercato con qualcosa griffato, qualcosa acquistato e qualcosa fatto dalle proprie mani, è un'arte ed il massimo del glamour e del trendy.

Ma noi siamo già abituate a farlo.
Ed è inutile che in Tu Style ci dicano Fatti abbracciare dalla maglia (anche qui molte maglie e sciarpe rustiche, copiabilissime).
Ce lo lasciamo già fare. E da un pezzo.

Io mi lascerei abbracciare volentieri dall'angora (e dai jeans che non ho comprato, accidenti! ma non sono uscita a mani vuote dal monomarca Liu-jo in Buenos Aires, dove, nel frattempo, mi sono recata, unica cliente: pantaloni neri a sigaretta e due t-shirt) e mi farei fare qualche Carezza, ma sono allergica...

Lascio a voi il piacere...


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Commenti (1)
1. 26-09-2009 10:37
Bellissima l'angora; con le offerte di Luisa ne ho acquistata di blu. Ho fatto un maxipull che è una nuvola. L'angoa mi ricorda una maglia fatta da mia mamma, per me, bianca quando andavo al Liceo; la portavo con una gonna di maglia grigia. Ed il mio ragazzo (ora marito) si lamentava perchè gli lasciavo addosso tutti i peli bianchi. Quanti ricordi, avevo 19 anni....
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