Sono una ragazza fortunata.
Càpita di rado che una persona trasformi la sua passione in lavoro. Di solito gli interessi, quelli veri e meri, senza scopo di lucro, si coltivano fuori dall'ambito lavorativo, ritagliando tempi al lavoro vero e proprio.
Lo pensavo in questi giorni, quando sono entrata in Facebook, dopo mesi di iscrizione (me n'ero persino dimenticata, per non parlare della password), su richiesta di amicizia di una compagna di liceo, Cristina.
Siamo in quattro della mitica prima H del Liceo Classico Zucchi di Monza, unione di due quinte ginnasio. Totale, più di trenta persone.
Correva l'anno scolastico 1973/74. Sono passati ben 36 anni da allora. Ci siamo persi di vista dopo una cena, vent'anni fa, poi il silenzio.
Le notizie scorrono veloci, sugli scarni bollettini di guerra di facebook,
anche se sono scarse e frammentarie. La mia compagna di banco è il mio
medico di base (e questo lo sapevo già, logicamente), un'altra
compagna, anche lei medico, è morta da poco in circostanze misteriose,
quello che era il più simpaticamente indisciplinato, il Cipolla, è diventato preside,
un altro dirigente scolastico, alcuni avvocati, gli altri, la maggior
parte, insegnanti di lettere...
Ecco, è da quest'ultima constatazione che è nata la mia affermazione iniziale. Sono una ragazza fortunata.
Il perchè mi sembra logico, lo sapete anche voi, che entrate qui ogni giorno e che mi leggete, che mi conoscete...
Ho fatto della mia passione un lavoro e càpita a pochi questo lusso.
Càpita a pochi ciò che è succeso a me, che posso stare e lavorare in
mezzo a ciò che amo, incontrare gente che ha la mia stessa passione, il
mio stesso entusiasmo, come succede nei workshop, ad esempio, che sono
momenti di vera ricarica interiore.
Che si può fare ecologia, che si può filosofeggiare, disquisire,
calcolare davanti ad un gomitolo. Ci si può rilassare ed aprire il
proprio animo mentre si sferruzza, come in una seduta terapeutica.
Ecco, dovrò spiegare ai miei compagni di scuola di questo mio mondo,
così lontano dai rigidi schemi accademici e classicistici, eppure così
vicino all'arte ed alla natura. Dovrò spiegare che la lana scalda il
cuore e spinge a cose mirabili, che accende la creatività, che tutte
noi siamo artiste davanti ad una tela bianca, io preparo i colori. Voi
li scegliete dalla tavolozza e dipingete.
Dovrò spiegare... Ma credo che basterà loro entrare nel sito, nel Forum,
per vedere come sia caldo, rigoglioso e in fermento quest'angolo di
terra, a lungo abbandonato a se' stesso.
Credo che basterà loro leggere/leggervi.
Invito gli insegnanti -di lettere- a non fermarsi, per forma mentis,
alla "forma" appunto, a posare sul tavolo la matita rossa/blu
(tornerete poi a correggere ciò che ai tempi anche a voi è stato
corretto) ed assaporare la sostanza, la "polpa" di questo mio frutto della passione.
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